LE TEMPS DU LOUP
  
Titolo italiano: IL TEMPO DEI LUPI
Produzione: 2003 - Francia/Austria/Germania, Le Films du Losange/Wega Film/Bavaria Film/Arte France Cinéma/France 3 Cinema, col., 110 min.
Regia: Michael Haneke
Sceneggiatura: Michael Haneke
Interpreti: Isabelle Huppert, Béatrice Dalle, Patrice Chéreau, Rona Hartner, Olivier Gourmet, Maurice Bénichou, Brigitte Roüan, Lucas Biscombe, Anaïs Demoustier, Marilyne Even, Daniel Duval, Florence Loiret-Caille, Thierry Van Werveke, Costel Cascaval, Luminita Gheorghiu, Ina Strnad
Georges, Anna e i loro figli Eva e Ben trovano la casa di campagna occupata da un gruppo di sbandati. Georges viene ucciso ed Anna fugge con i ragazzi in cerca di aiuto. Ma le strade sono deserte, le automobili non circolano più, il bestiame è decimato da una misteriosa epidemia e file di profughi dirigono verso la stazione ferroviaria nella speranza di salire su un treno qualsiasi e abbandonare per sempre una regione divenuta improvvisamente inospitale. La situazione degenera rapidamente nella più barbara delle violenze e su tutti grava la terribile sensazione che una sciagura di bibliche proporzioni stia per abbattersi sull'intero paese. Privi di qualsiasi contatto con il mondo civile, i sopravvissuti sono abbandonati a se stessi: il piccolo Ben, suggestionato dai racconti di un vecchio, si convince che è necessario offrirsi in sacrificio a Dio affinché torni la pace.

Il post-apocalittico di Michael Hanecke esplode sullo schermo senza spiegazioni, registrando le fasi estreme di un crollo della civiltà deciso dalle imprescrutabili ragioni del fato.
I personaggi si muovono sullo schermo scambiandosi i ruoli di vittime e carnefici, aggredendo o prostituendosi soltanto per l'animalesco bisogno di sopravvivere e il quotidiano si dilata in un surreale annichilimento universale che celebra il trionfo dell'hobbesiano "homo homini lupus". Il sacrificio di se stessi rimane, forse, l'ultima possibilità per gridare e riaffermare la dignità umana.

Ambiziosa ma irrisolta allegoria sulla condizione dell'uomo, incorniciata da un virtuosismo visionario ma appesantita - e con esiti ideologicamente confusi - da una estetica da "cinema d'autore" che annaspa frequentemente nel vuoto intellettualismo.
Un dramma che cade nella tentazione dell'autocompiacimento, assai distante dalle inquietanti atmosfere di un Beckett (Aspettando Godot) o dal rigore di un Tarkovsky (
Offret).

Conosciuto anche con i titoli The Time of the Wolf e Wolfzeit.

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