ECCE HOMO - I SOPRAVVISSUTI
Produzione: 1969 - Italia, GI Film, col., 90 min.

Regia: Bruno A. Gaburro

Sceneggiatura: Bruno A. Gaburro, Giacomo Gramegna
Musica: Ennio Morricone

Interpreti: Philippe Leroy, Irene Papas, Marco Stefanelli, Gabriele Tinti, Frank Wolff

Tra le macerie di una guerra atomica, una piccola famiglia composta da Jean, Anna e il figlio Patrick, crede di essere l'unica sopravvissuta del genere umano. Per casa hanno scelto una roulotte parcheggiata su una spiaggia nelle vicinanze di una città morta: il mare dà loro alimento in abbondanza e la città le necessarie suppellettili. Le giornate si svolgono in una strana serena rassegnazione fino a quando nella roulotte si affacciano altri due sopravvissuti, il soldato Len e l'intellettuale Quentin. Spiando il comportamento e i discorsi della coppia, i nuovi arrivati comprendono che Jean, apertamente ostile nei loro confronti, è diventato impotente a causa delle radiazioni e nella mente di Quentin comincia a prendere forma l'idea di servirsi di Anna nella necessità di perpetuare la razza. Quello che per l'intellettuale è un obbligo morale, per il soldato è desiderio istintivo e violento. Len possiede la donna e dopo aver ucciso Jean costringe il compagno ad allontanarsi meditando di abbandonarlo, ma durante un violento alterco egli stesso rimane ucciso. Quando anche Anna, in preda alla disperazione e all'orrore, si suicida, sulla spiaggia restano soltanto Quentin e il piccolo Patrick.

La drammatica esperienza dei quattro adulti e del bambino simboleggia l'ultimo possibile approdo dell'umanità. Il soldato e l'intellettuale sono facce dello stesso progresso folle che ha condotto all'apocalisse; l'uomo sessualmente umiliato è il residuo di una società decadente, spiritualmente debole e fisicamente impoverita; il bambino è l'innocenza calpestata dalle scelte degli uomini; la donna, il motivo scatenante di una violenza riscoperta come categoria universale.
Bruno Gaburro costruisce un film senza speranze (la salvezza di Quentin e del piccolo Patrick ha il sapore tragico di un'ultima beffa del destino) prendendo ispirazione più che dai prodotti americani (
La fine del mondo) dal Seme dell'uomo di Marco Ferreri.
Il ritratto netto dei personaggi e l'impianto problematico della narrazione tradiscono ambizioni intellettualistiche che il regista in seguito non farà più proprie.
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