GOJIRA
Titolo italiano: GODZILLA
Produzione: 1954 - Giappone, Toho, b/n, 91 min.
Regia: Ishiro Honda
Sceneggiatura: Takeo Murata da un soggetto di Shigeru Kayama
Effetti speciali: Eiji Tsuburaya, Hiroshi Mukoyama, Akira Watanabe, Kuighiro Kishida
Musica: Akira Ifukube
Interpreti: Akira Takarada, Momoko Kochi, Akihiko Hirata, Takashi Shimura, Sachio Sakai, Fuyuki Murakami, Ren Yamamoto, Toyoaki Suzuki, Raymond Burr, Frank Iwanaga, Tezuka Katsumi, Kenji Sahara

L'affondamento di un peschereccio nella baia di Tokyo e la distruzione dell'isola di Odo preludono alla spaventosa apparizione di Godzilla, mostruosa creatura preistorica risvegliata dagli esperimenti atomici, che l'energia atomica ha assimilato nel proprio organismo al punto di trasformarsi in una bomba nucleare ambulante.
Poiché Godzilla si dirige con furia devastatrice verso la capitale senza che le forze armate riescano a fermarlo, il giovane ufficiale di marina Ogata fa pressioni sullo scienziato Serizawa affinché acconsenta ad impiegare contro il mostro l'Oxigen Destroyer, apparecchio che può sottrarre mediante una reazione chimica l'ossigeno dalle acque marine. Posto di fronte ad una scelta, Serizawa è tormentato dall'idea dei terribili effetti che la sua arma produrrebbe: Godzilla - mostro che viene dal mare e che nel mare trova rifugio dopo le sue escursioni in terraferma - verrebbe, sì, annientato, ma con lui scomparirebbe nel raggio di miglia e miglia ogni forma di vita marina.
Solo quando ormai il Giappone sembra non avere più via di scampo dalla distruzione totale, lo scienziato si risolve ad innescare l'
Oxigen Destroyer calandosi egli stesso nel mare, sapendo di andare incontro, insieme con Godzilla (...e buona parte della fauna marina), a morte sicura.

Godzilla segna l'inizio di una lunga saga che impone al pubblico internazionale un genere cinematografico (ed un regista) giapponese - lontano dal cinema d'autore celebrato dalla critica dei festival e premiato solo in parte da un pubblico "colto" - in cui allo spettacolo si associano grida di denuncia contro gli effetti dei test nucleari.
Il film è, senza dubbio, il più cupo della intera serie: un forte senso di angoscia viene trasmesso dalla fotografia in bianco e nero di Masao Tamai che confonde tra i cieli notturni la mole immensa del mostro e lo illumina di improvvise folgorazioni di luce.
Godzilla è l'essere uscito dall'incubo (il trauma atomico del 1945) e dalla leggenda (all'inizio della storia nell'isola di Odo circola la predizione del ritorno di una incredibile divinità portatrice di morte). Nei film successivi, tra periodiche morti e resurrezioni, Godzilla assumerà progressivamente i tratti di una creatura amica del Giappone.

La produzione aveva dapprima pensato di utilizzare la tecnica animata della stop motion, ma il progetto venne abbandonato per i costi e i tempi che avrebbe richiesto e si preferì - secondo una prassi che sarebbe stata a lungo adottata anche in seguito - far indossare un costume da mostro ad una comparsa: in questo film Godzilla è "interpretato" da Tezuka Katsumi.
A contribuire al successo della pellicola è la celebre colonna sonora di Akira Ifukube che insieme a Tsuburaya diventò uno dei fedelissimi di Honda.
"Gojira" (contrazione di Gorira e Kujira, gorilla-balena) era il soprannome di un impiegato della Toho, noto per la sua alta statura.

La scena del peschereccio inghiottito nel mare (i pochi sopravvissuti hanno il corpo ustionato dalle radiazioni) è ispirata al fatto realmente accaduto della decimazione dell'equipaggio di una nave da pesca giapponese, la Fukuryu-maru, che nel marzo del 1954 attraversò il tratto di mare di Bikini proibito alla navigazione dopo gli esperimenti atomici.

Il film usć in America nel 1956 con il titolo Godzilla - The King of Monsters accorciato di alcune sequenze ed integrato con un inizio ed un finale girati dal regista Terry Morse con l'attore Raymond Burr. Nel 1957
fu ridistribuito in Giappone con il titolo Kaiju o Gojira (Godzilla, il re dei mostri).
Nel 1977 è uscita in Italia una edizione colorizzata da Armando Valcauda e curata da Luigi Cozzi.
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