I, ROBOT
  
Titolo italiano: IO, ROBOT
Produzione: 2004 - USA, Davis Entertainment Company/Laurence Mark/Overbrook Films, col., 110 min.
Regia: Alex Proyas
Sceneggiatura: Jeff Vintar e Akiva Goldsman, da un racconto di Jeff Vintar ispirato al libro di Isaac Asimov
Effetti speciali: Digital Domain, Weta Digital LTD, Rainmaker, Pixel Magic
Musica: Marco Beltrami
Interpreti: Will Smith, Bridget Moynahan, Alan Tudyk, James Cromwell, Bruce Greenwood, Adrian L. Ricard, Chi McBride, Jerry Wasserman, Fiona Hogan, Peter Shinkoda, Terry Chen, David Haysom, Scott Heindl, Sharon Wilkins, Craig March, Kyanna Cox, Darren Moore, Aaron Douglas, Shayla Dyson, Bobby L. Stewart, Nicola Crosbie, Emily Tennant, Shia Labeouf
Anno 2035. Le macchine condividono il pianeta con gli esseri umani, ed hanno liberato gli uomini dal peso dei lavori più scomodi o troppo faticosi da sopportare. Milioni di robot tuttofare li svolgono ormai al posto loro, eseguendoli con diligenza e precisione. L'opinione pubblica ha accettato con assoluta fiducia questi servizievoli ed inoffensivi simulacri dell'uomo, ma Del Spooner, poliziotto nero di Chicago, ha i suoi motivi per guardare con invincibile sospetto ai perfettissimi, infaticabili, obbedienti servitori meccanici che la US Robotics continua ad immettere massicciamente sul mercato.
Chiamato a far luce sulla inspiegabile morte del dottor Alfred Lanning, geniale creatore dell'impero della US Robotics, il poliziotto vede confermati i suoi sospetti quando subisce più di un attentato orchestrato da robot di ultima generazione, che nei suoi riguardi non sembrano vincolati dalle Tre Leggi. Affiancato dalla giovane e scettica dottoressa Susan Calvin, Spooner prosegue testardamente le sue indagini e finisce per imbattersi in un incredibile e colossale complotto che minaccia le radici dell'intera società.

Storicamente le opere di Isaac Asimov non hanno mai goduto di eccessiva fortuna quando sono state portate sullo schermo. Questa volta la produzione è di qualità, dalla regia di Proyas (Dark City) all'interessante vicenda ricca di azione e di suspence, alla eccezionale perfezione degli effetti speciali (curati tra gli altri dagli specialisti della Weta, la factory neozelandese appositamente creata da Peter Jackson per la sua trilogia del Signore degli anelli). Le indiscutibili tre leggi della robotica fanno bella mostra di sè già nei titoli di testa, e tra i protagonisti riconosciamo la giovane robopsicologa Susan Calvin ed il dottor Lanning, due dei personaggi fondamentali del ciclo dei robot.
E tuttavia, fatti salvi i meriti di una produzione di indubbio pregio, questi non sono i robot di Asimov. Il pragmatico Buon Dottore ha sempre disegnato i suoi uomini meccanici, quale che fosse il livello di efficienza del loro cervello positronico, come singoli individui, "...mai e poi mai capaci di rivoltarsi contro il loro creatore...", come scrive lui stesso nella prefazione al suo Secondo libro dei robot. La concezione dell'alveare, in cui tutte le macchine obbediscono ad una singola volontà, super raziocinante ancorchè artificiale, ed il complesso di Frankenstein, e cioè il timore che quella volontà sia in grado, anche senza violarli, di scavalcare con la logica deduttiva i limiti imposti dalle Tre Leggi, appartengono più agli Umanoidi di Jack Williamson che ai robot asimoviani e, pur senza ridimensionarlo, un poco discostano dall'opera più famosa di Asimov un film invece dichiaratamente ispirato ad essa.
Grande spot per il marchio Audi, la magnifica auto futuribile di Spooner.

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