LA MORT EN DIRECT
  

Titolo italiano: LA MORTE IN DIRETTA

Produzione: 1980 - Francia/G.B./Gemania, Films A2/Gaumont International/Little Bear/Sara Films/Selta Films/Société Française de Production/TV13 Filmproduktion, col., 128 min.
Regia: Bertrand Tavernier
Sceneggiatura: Bertrand Tavernier, David Rayfiel dal romanzo "The Continuous Katherine Mortenhoe" di David Compton
Musica: Antoine Duhamel, Roger A. Mason
Interpreti: Romy Schneider, Harvey Keitel, Harry Dean Stanton, Thérèse Liotard, Max Von Sydow, Caroline Langrishe, William Russell, Vadim Glowna, Bernhard Wicki, Eva Maria Meineke, Freddie Boardley, Robbie Coltrane, Julian Hough, Peter Kelly, Boyd Nelson, Billy Riddoch, Derek Royle, Ida Schuster, John Sheddon, Vari Sylvester, Jimmy Yuill, Paul Young

In un mondo in cui anche il dramma individuale è diventato spettacolo, un'emittente televisiva incarica lo spregiudicato reporter Roddy di filmare l'agonia di Katherine Mortenhoe, una scrittrice alla quale un medico ha dignosticato un male incurabile. Per assolvere l'incarico, il giornalista accetta di farsi trapiantare nell'occhio una protesi contenente una minuscola telecamera e, ignorando che sono proprio le cure del medico la causa della malattia della donna, raggiunge lo sperduto paese dove Katherine, non sostenendo più la curiosità dei media, ha trovato rifugio. Tra i due nasce una relazione sentimentale e quando Roddy scopre la verità sul medico rifiuta di continuare ad essere strumento del network e si acceca interrompendo per sempre le riprese in diretta.

David Rayfiel, più volte collaboratore di Pollack (I tre giorni del Condor, Il socio, Havana) e di Lumet (Il mattino dopo) trae dal romanzo di Compton una solida sceneggiatura che consente a Tavernier di sviluppare una dura riflessione sulle futuribili involuzioni di una società già dominata dalle ragioni del capitale e dai mass media e, insieme, un intellettualistico discorso sullo strumento cinematografico che suggerisce un parallelo voyeurismo tra il personaggio del reporter sullo schermo e lo spettatore in platea. I panorami di Glasgow (splendidamente fotografati da Pierre William Glenn) sono cornice alla tragica fuga dei due protagonisti: ne amplificano la solitudine e restituiscono iconograficamente l'amaro senso di una malattia morale alla quale gli uomini sembrano ormai abbandonati.

Pur non essendo perfettamente risolto (l'uso della steadicam - frenetico nell'inseguimento nel luna park - è apparso a taluni eccessivo e virtuosistico) il film è una bella testimonianza del talento di Tavernier e delle grandi capacità introspettivive della Schneider e di Keitel.

Conosciuto anche con i titoli: Death Watch - Der gekaufte Tod, Der Gekaufte Tod, Death in Full View, Deathwatch.
©