UN MOSTRO E MEZZO

  
Produzione: 1964 - Italia, Adelphia Compagnia Cinematografica, b/n, 90 min.
Regia: Steno
Sceneggiatura: Steno, Sandro Continenza
Musica: Franco Mannino
Interpreti: Franco Franchi, Ciccio Ingrassia, Alberto Bonucci, Margaret Lee, Anna Maria Bottini, Lena von Martens, Giuseppe Pertile, Consalvo Dell'Arti, Susanna Clemm
Sull'espresso Parigi-Roma, uno sprovvedutissimo ladro ruba la valigia di un chirurgo senza immaginare che in essa sono nascosti pezzi di cadaveri sottratti ad un cimitero. Scambiato per il sanguinario "mostro di Parigi" e condannato alla ghigliottina, il pover'uomo viene salvato in extremis dal patibolo dallo stesso medico che ha in mente di servirsi di lui per un esperimento di chirurgia facciale che dovrà renderli entrambi ricchi e potenti. Pur operando con mezzi di fortuna (...non avendo a disposizione ricambi anatomici umani, deve ricorrere ai resti di un pollo e di un maiale), il "Professore" riesce nell'intento, ma, per fortuite circostanze, si accorge di essersi ispirato alla faccia sbagliata e di aver modellato il volto di Franco non sulle sembianze del miliardario Aga Khan ma su quelle del gangster Cesarone, ricercato dalla polizia e in fuga con un ingente bottino. Il "Professore", senza perdersi d'animo, convince Franco ad impersonare il criminale e ad avvicinare l'amante di questi nella speranza di impadronirsi della refurtiva. Le cose non vanno come previsto, ma, in qualche modo, i due se la cavano lo stesso, finendo col diventare domestici di una bella contessa: Franco, cameriera; Ciccio, maggiordomo.

Progettato per Boris Karloff (in quei mesi a Roma per girare I tre volti della paura) nel ruolo del "Professore" e per Totò in quello della cavia, il film venne infine assegnato alla popolare coppia comica Franchi e Ingrassia che misero a segno una delle loro migliori e più controllate interpretazioni. L'operazione chirurgica - eseguita in una notte di tempesta, evocatrice di gotiche atmosfere di terrore - che occupa la parte centrale del film è una delle più brillanti parodie nostrane dei frankensteiniani esperimenti portati al successo dai fanta-horror americani. Ciccio Ingrassia, imperturbabilmente sinistro, è l'ottima caricatura dello scienziato pazzo che accarezza il sogno di sostituire con le sue creazioni gli uomini più importanti del mondo: nelle sue mani, martelli, seghe, compassi ed utensili da cucina della rimessa di campagna adibita a laboratorio, mescolati a storte, fornelli ed alambicchi, svolgono la stessa funzione dei bisturi acuminati, e la bottiglia di vino dalla quale sorseggia a più riprese è il surrogato di un misterioso tonico che accresce energia ed entusiasmo. Franco Franchi, da parte sua, è una spettacolare cavia dal "cranio brachicefalo ottuso": articolazioni snodate e mimica facciale ai limiti di una maschera da cartone animato, attraversa l'avventura senza mai capire bene cosa stia succedendo, ma rivelando alla fine un buon senso di gran lunga superiore alla fredda razionalità dell'ambizioso scienziato.

Un film ben costruito, con marginali momenti di stanchezza (l'interpretazione canora di Margaret Lee è, in verità, del tutto superflua) e con insolite ed insistite metafore sulla omosessualità, che annovera almeno una gag da antologia: quella dell'apparizione, tra la nebbia del primo mattino, del vecchio contadino in camicia da notte che Franco, evaso dalla prigione e da poco ripresosi dallo svenimento, scambia per San Pietro.

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