Nello scompartimento di un treno in corsa nella notte, il dott. Shock (Peter Cushing) predice il futuro ai suoi cinque occasionali compagni di viaggio, invitandoli ad interrogare i tarocchi. Il dottor Shock anticipa a ciascuno un evento tragico che nel disegno del "destino soprannaturale" - ogni uomo avrebbe un doppio destino - potrebbero accadere.
L'architetto Jim Dawson (Neil McCallum) sarà chiamato a restaurare un'antica dimora di famiglia ceduta ad una vedova: sulla casa aleggia, però, il sortilegio di un licantropo...
Bill Rogers (Alan Freeman), tornando a casa da una vacanza insieme con la moglie e la figlioletta, dovrà ingaggiare un duello mortale contro una pianta di origine sconosciuta che intende ucciderlo...
Il musicista jazz Biff Bailey (Roy Castle) ricava una composizione copiandola dalla melodia di un rituale voodoo, ma ne pagherà le conseguenze con la vita...
Un saccente critico d'arte Franklyn Marsh (Christopher Lee) investirà il pittore Eric Landor (Michael Gough) che ne ha smascherato l'incompetenza. Il pittore perde una mano e, disperato, si suicida. La mano mozzata, tuttavia, compirà la vendetta...
Il dottor Blake (Max Adrian) insinua nella mente del giovane collega Bob Carroll (Donald Sutherland) che si è sposato da poco, il sospetto che la moglie sia una vampira spingendolo ad ucciderla...
Al termine delle storie, il treno raggiunge una stazione desolata. I passeggeri scendono credendo di essere arrivati a destinazione, ma la pagina di un giornale trasportata da un soffio di vento fa capire loro di essere vittime di un incidente ferroviario e che il dottor Shock è la Morte.

Capostipite del moderno film horror ad episodi, Le cinque chiavi del terrore riscosse grande successo e consacrò la casa cinematografica Amicus come degna rivale della più affermata Hammer.
Al pubblico più smaliziato di oggi, le cinque storie scritte da Milton Subotsky possono sembrare poco originali nell'ispirazione e prevedibili negli sviluppi, ma, indubbiamente, resistono ancora bene a livello di struttura narrativa, intelligentemente risolte tra terrore e macabro umorismo, tra dramma e parodia. La pregevole fotografia di Alan Hume, l'accattivante e vario commento musicale dei singoli episodi, l'abile regia di Freddie Francis e la presenza di un cast prestigioso nel quale le star più affermate non rubano mai la scena agli ottimi comprimari, fanno del film un piccolo gioiello della cinematografia inglese degli anni '60, tutt'oggi godibile e stilisticamente interessante.

Titolo alternativo:The Blood Suckers.