JUNGLE MOON MEN
  

Titolo italiano: LA VALLE DEGLI UOMINI-LUNA

Produzione: 1955 - USA, Columbia, b/n, 70 min.
Regia: Charles S. Gould
Sceneggiatura: Dwight V. Babcock, Jo Pagano
Effetti speciali: Jack Erickson
Musica: Mischa Bakaleinikoff
Interpreti: Johnny Weissmuller, Jean Byron, Helene Stanton, Bill Henry, Myron Healey, Billy Curtis, Michael Granger, Frank Sully, Benjamin F. Chapman Jr., Kenneth L. Smith, Ed Hinton, Angelo Rossitto (non accreditato)

La spedizione scientifica organizzata dall'archeologa Ellen Marsten e guidata dal cacciatore Johnny si inoltra nel cuore della giungla africana sulle tracce di una antica colonia egizia, ma sul punto di scoprire gli antichi reperti è fatta prigioniera dal popolo degli Uomini-Luna, una selvaggia tribù di pigmei che obbedisce agli ordini della regina Oma, sacerdotessa del misterioso tempio sotterraneo di Baku. Oma, ultima discendente della mitica Atlantide, possiede il segreto dell'eterna giovinezza e cerca invano da tempo un uomo nobile e coraggioso con il quale condividere il regno. Johnny finge di cedere al fascino della regina per salvare la vita di Ellen e quando i suoi avidi compagni sono dati in pasto alle belve per aver trafugato il tesoro del tempio, tenta la fuga costringendo la regina a seguirlo. Oltrepassati i confini di Baku, Johnny ed Ellen sono ormai salvi, ma la regina, privata del potere dell'immortalità, si incenerisce ai raggi del sole.

Il regista Charles S. Gould straccia uno spunto interessante che avrebbe potuto rinverdire il mito haggardiano di She e dare nuovo vigore alle ripetitive avventure di "Jim della giungla".

Girato in appena sei giorni e rimpolpato con materiale di repertorio, il film non regala emozioni.
La bionda attrice Helen Stanton nei panni di Oma prevale su Jean Byron (l'egittologa), su Johnny Weissmuller e sul fedele scimpanzè Kimba. All'ex Tarzan più famoso dello schermo resta, semmai, la consolazione di interpretare un eroe che si chiama proprio come lui "Johnny Weissmuller", ma il riconoscimento della simbiosi fisica tra l'uomo e l'immagime cinematografica suona, in questa occasione, tardivo e melanconico.
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