BEFORE I HANG
  
Titolo italiano: PRIMA CHE MI IMPICCHINO
Produzione: 1940 - USA, Columbia, b/n, 62 min.
Regia: Nick Grinde
Sceneggiatura: Robert D. Andrews, Karl Brown
Interpreti: Boris Karloff, Evelyn Keyes, Bruce Bennett, Edward Van Sloan, Ben Taggart, Pedro de Cordoba, Wright Kramer, Bertram Marburgh, Don Beddoe, Robert Fiske, Kenneth MacDonald, Frank Richards, Charles Trowbridge
Condannato all'impiccagione per un caso di eutanasia, il dottor John Garth (Boris Karloff) ottiene dal direttore del carcere, per interessamento del dottor Howard (Edward Van Sloan), il permesso di continuare temporaneamente gli esperimenti su un farmaco che potrebbe ritardare l'invecchiamento dei tessuti umani. Messo a punto il siero, alla vigilia dell'esecuzione Garth chiede ad Howard di iniettarglielo affinché questi, al momento dell'autopsia, possa studiarne gli eventuali effetti. Ma la condanna viene rimandata ed il siero - ricavato dall'unico campione di sangue disponibile nei laboratori del braccio della morte: quello di un assassino - scatena in Garth, ringiovanito nell'aspetto e rinvigorito nel fisico, improvvisi raptus che lo spingono a strangolare chi ha la sventura di trovarglisi accanto. Quando il governatore, arrendendosi alla pressione dell'opinione pubblica, concede la grazia, il dottor Garth, pur non avendo consapevolezza di averlo fatto e sfuggendo ad ogni sospetto, ha già ucciso Howard e un detenuto. Le persone che adesso visitano la sua abitazione e lo frequentano - compresa la figlia Martha - non sanno di essere diventate vittime potenziali della sua cieca violenza...

Before I Hang completa, insieme con The Man They Could Not Hang e The Man with Nine Lives, un ideale trittico progettato dalla Columbia sulla figura del "mad doctor". Il film, penalizzato da un budget esiguo, è meno avvincente delle altre due pellicole e testimonia la crescente difficoltà di inventare nuove situazioni per un genere fin troppo sfruttato e ripetitivo: come lo stesso Boris Karloff avrebbe detto "...gli sceneggiatori facevano trapiantare da questi scienziati pazzi cervelli, cuori, polmoni ed altri organi vitali. Il ciclo è finito quando si sono esaurite le parti anatomiche che potevano essere fotografate senza offendere il comune senso del pudore..." (la citazione è ripresa dal libro "Immagini sepolte", ed. Fanucci, Roma 1993). Tuttavia, il film si segnala per la splendida interpretazione di Karloff che da sola lo rende prezioso. L'attore, impegnato nel ruolo di un medico mite che suo malgrado si trasforma in un maniaco omicida, sa comunicare lo smarrimento, l'angoscia e la follia del suo personaggio con la magistrale sobrietà di un luciferino guizzo dello sguardo, di una nervosa piega delle labbra, di un lento movimento e di uno scatto felino della figura: il dottor John Garth non ha forse lo spessore tragico di altre celebri interpretazioni, ma rientra a pieno titolo nella memorabile galleria dei malinconici "mostri" karloffiani.

Consapevole dei limiti della produzione - e della inconsistenza del resto del cast (Evelyn Keyes è frettolosamente sacrificata nella parte marginale della figlia e l'apporto di Bruce Bennett, suo fidanzato, è assolutamente trascurabile), il regista Nick Grinde si affida all'operatore Benjamin H. Kline che riesce a comporre quella tensione assente nella banale sceneggiatura ritagliando aspramente i primi piani di Karloff e Van Sloan - veri protagonisti principali - con luci ed ombre radenti di sapore vagamente espressionistico, e soffermando spesso l'obiettivo sul sinistro manichino anatomico per mezzo del quale i due medici testano le proprietà del farmaco.

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