THE MASK OF FU MANCHU
  
Titolo italiano: LA MASCHERA DI FU MANCHU
Produzione: 1932 - USA, Cosmopolitan/MGM, b/n, 70 min.
Regia: Charles Brabin, Charles Vidor
Sceneggiatura: Irene Kuhn, Edgar Allan Woolf, John Willard dal romanzo di Sax Rohmer
Effetti speciali: Kenneth Strickfaden
Musica: Cecil Holland
Interpreti: Boris Karloff, Lewis Stone, Charles Starrett, Jean Hersholt, Myrna Loy, David Torrence, Karen Morley, Lawrence Grant, E. Alyn Warren, Ferdinand Gottschalk, C. Montague Shaw, Willie Fung

Il dottor Fu Manchu (Karloff) segue con interesse gli sforzi di Sir Lionel Barton che è in procinto di organizzare una spedizione scientifica per localizzare la tomba di Gengis Khan nel deserto di Gobi: tra le spoglie del leggendario condottiero sarebbero, infatti, custoditi i simboli del potere imperiale - una maschera d'oro ed una preziosa scimitarra - che, conferendogli l'investitura ufficiale del conquistatore, gli consentirebbero di incanalare la diffusa ostilità del suo popolo verso gli occidentali in una rivolta nazionalistica contro la razza bianca. L'ispettore Nayland Smith di Scotland Yard, pur conoscendo i disegni del nemico, non può evitare il rapimento di Barton e, più tardi, dopo che il sepolcro è stato scoperto, anche lui viene catturato, insieme a Sheila, figlia dell'archeologo, al dottor Von Berg e al giovane Terry. Prigionieri in un inespugnabile laboratorio, nel quale un raggio elettronico sembra risvegliare l'energia annientatrice della spada di Gengis Khan, gli uomini subiscono le barbare torture di Fu Manchu e della sua sadica figlia Fah Lo See (Loy), ma, mentre Sheila rischia di essere sacrificata per propiziare la causa xenofoba e Terry, drogato, è schiavo di Fah Lo See, Smith sfugge avventurosamente alla morte e, finalmente, libero rivolge contro il diabolico cinese il suo stesso avveniristico raggio inceneritore ponendo fine al suo regno di terrore.

Negli anni '30, il pericolo giallo, almeno sullo schermo, si chiama Fu Manchu. E Fu Manchu, almeno per molti cinefili, ha il volto di Boris Karloff. Alto, snello, spettrale, occhi a mandorla, lunghi e sottili baffi da mongolo, la persona coperta di vesti dai ricchi ricami, il Fu Manchu di Boris Karloff ispira una istintiva paura, una inquietudine resa più profonda dalla ieraticità della figura. Raffinato sacerdote del Male, il personaggio incarna una minaccia di valenza psicologica più ancora che avvertitamente politica, in piena sintonia con un elementare - superficialissimo ma presente nell'immaginario collettivo - modo di guardare al mondo orientale come ad un incontrollabile caos di sapienza, magia e primitivismo. La finzione cinematografica sembra qui fare emergere la vulnerabilità della razionalità occidentale che rifiuta - perchè ha ormai rimosso, o crede di aver rimosso, dalle sue categorie - il fanatismo e il fascino dell'occulto.

Reduce dall'esperienza di Frankenstein, dove aveva infuso alla "creatura" una sorprendente carica di umanità, Karloff imposta il suo Fu Manchu sugli stilizzati modelli di una immaginaria estetica del male assoluto nella quale la superiorità del genio si esprime tanto nella piena padronanza della scienza, quanto nel sadico piacere di una ferocia eletta a rango di arte.

Iniziato da Charles Vidor, il film ottenne un immediato successo di pubblico, ma preoccupò non poco i funzionari della censura cinematografica che più delle torture (vittime legate a gigantesche campane, pareti rivestite di punte acuminate che schiacciano i prigionieri, pozzi ripieni di famelici coccodrilli) si allarmarono alle suggerite sfumature erotiche e sadomasochiste dalla giovane Myrna Loy (ancora lontanissima dalle eleganti pose da signora di Hollywood) e, soprattutto, alle focose parole gridate da Fu Manchu: uccidere tutti i bianchi e prendere tutte le loro donne!

Alla riuscita del film contribuirono le scenografie di Cedric Gibbons che ricrearono nell'immaginario stile modernista-esotico tipicamente hollywoodiano la corte del diabolico mandarino cinese, gli effetti speciali di Kenneth Strickfaden (esperto ideatore dei laboratori di Frankenstein della Universal) e il trucco di Cecil Holland che costringeva Boris Karloff a quasi tre ore di preparazione prima delle riprese sul set.

Fu Manchu, protagonista di una dozzina di romanzi di Sax Rohmer (pseudonimo di Arthur Henry Sarsfield Ward), è stato interpretato sullo schermo anche da Harry Agar Lyons, Warner Oland, Henry Brandon, Manuel Requena, Christopher Lee e, in chiave parodistica, da Peter Sellers.

Conosciuto anche con i titoli La máscara de Fu Manchu (Spagna) e La maison des supplices (Francia).

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