MULTIPLICITY

Titolo italiano: MI SDOPPIO IN QUATTRO

Produzione: 1996 - USA, Columbia, col., 117 min.
Regia: Harold Ramis
Sceneggiatura: Chris Miller, Mary Hale, Lowell Ganz, Babaloo Mandel
Effetti speciali: Richard Edlund, Boss Film Studios
Musica: George Fenton
Interpreti: Michael Keaton, Andie MacDowell, Zack Duhame, Harris Yulin, Katie Schlossberg, Richard Masur, Eugene Levy, Ann Cusack, John de Lancie, Judith Kahan, Brian Doyle-Murray, Obba Babatundé, Julie Bowen, Dawn Maxey, Kari Coleman, Steven Kampmann, Robin Duke, Suzanne Herrington, Robert Ridgely
Stressato dal lavoro e dalla famiglia e non sapendo più conciliare l'uno con l'altra, Doug Kinney, dopo qualche esitazione, accetta di farsi clonare dal dottor Leeds. All'inizio tutto sembra andare per il meglio: mandando il clone a lavorare al suo posto, Doug riesce a ritagliarsi una fetta di tempo libero da dedicare ai propri interessi, ma presto si accorge che un solo duplicato non basta. La moglie Laura ha trovato un impiego e lui non se la sente di correre dietro tutto il giorno ai due figli. Decide così di sottoporsi nuovamente alle cure di Leeds, ed affida le incombenze domestiche al terzo clone. Nel frattempo, però, il primo clone, oppresso dal lavoro, decide a sua volta di duplicarsi, ma colui che viene prodotto, essendo copia di una copia, manifesta ben presto una preoccupante instabilità di carattere che esaspera Laura - tuttora ignara della clonazione - e rischia di mandare in frantumi il matrimonio. Posto di fronte ad una scelta, Doug comprende che è meglio salvare la famiglia e, rinunciando alle cose superflue, si riconcilia con la moglie lasciando i tre cloni liberi di farsi una propria vita.

Harold Ramis, l'autore del brillante Ricomincio da capo, confeziona una commedia divertente e - dato lo spunto, in sé piuttosto esile, dello scambio di persona - sorprendentemente ben fatta. In Doug Kinney si riassumono le ansie e le alienazioni dell'uomo moderno: l'insoddisfazione per una routine quotidiana scandita implacabilmente tra orari di lavoro e problemi di casa; il sogno represso della libertà dalle convenzioni; il desiderio di una dimensione esistenziale personale e indipendente. Quando si presenta la possibilità di sdoppiarsi, Doug sente che la felicità è a portata di mano, ma anche i sogni più belli presentano il rovescio della medaglia.
I cloni, ciascuno dei quali ha una particolare attitudine, vivono nascosti in una dependance sopra il garage di Doug ed entrano in scena al suo posto di volta in volta che le circostanze lo richiedono. Purtroppo, però, ogni copia è leggermente diversa: e queste differenze, all'inizio impercettibili, con l'andare dei giorni moltiplicano le preoccupazioni invece di sgomberarle. In una girandola di situazioni comiche e paradossali, il povero Doug finirà con il rimpiangere la vita anonima ed incolore che prima conduceva.

La simpatica Andie MacDowell tratteggia con disinvoltura i progressivi stupori e i dubbi di Laura alle prese, in casa e a letto, con gli insoliti mariti e Michael Keaton conferma le doti di interprete bravo e intelligente conferendo a ciascun Doug un'originale impronta psicologica.
Notevole è il lavoro di ricomposizione digitale di immagini sovrapposte con la computer graphic di Richard Edlund (quattro volte premio Oscar per la trilogia di Guerre Stellari e per I predatori dell'arca perduta) che quadruplica il personaggio nella stessa inquadratura infondendo alla magia delle illusioni quel realismo e quella perfezione che il cinema ha sempre rincorso fin dai tempi di
Méliés.

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