CUBE
Titolo italiano: IL CUBO
Produzione: 1998 - Canada, The Feature Film Project/Cube Libre/OFDC/Viacom Canada/Telefilm Canada, col., 91 min.
Regia: Vincenzo Natali
Sceneggiatura: Andre Bijelic, Graeme Manson e Vincenzo Natali
Effetti speciali: C.O.R.E. Digital Pictures, Cine-Byte Imaging, Inc.
Musica: Mark Korven
Interpreti: Maurice Dean Wint, David Hewlett, Nicole De Boer, Nicky Guadagni, Wayne Robson, Andrew Miller, Julian Richings
Sei persone di diversa estrazione sociale - un poliziotto, una dottoressa, un impiegato, una studentessa di matematica, un esperto in evasioni, ed un ragazzo autistico (e, per la verità un settimo personaggio, in una specie di breve prologo al film) - senza conoscersi tra loro, si trovano inspiegabilmente imprigionati in una gigantesca struttura a forma di cubo composta da migliaia di celle cubiche, tutte delle stesse dimensioni, comunicanti tra loro, ognuna delle quali può nascondere trappole mortali. Chi li ha messi lì dentro e perché, loro non lo sanno. Sanno soltanto che dovranno riunire i loro sforzi e le loro intelligenze per cercare una via d'uscita. Cavie di un esperimento di cui non si conoscono le ragioni, le sei persone sono costrette a svelarsi le une alle altre in una prigionia forzata che presto degenera in conflitti dolorosi.
Fuori dal cubo c'è luce, una luce accecante che niente fa distinguere: all'interno del cubo domina, invece, una razionalità impersonale, un ordine anonimo e perverso, un sistema che non perdona errori. Fuori dal cubo si può, forse, imparare a convivere (come dice in una delle sequenze finali una protagonista) con la stupidità umana. Dentro al cubo, questo sembra impossibile.
Il racconto si svolge all'interno di un scenografia ridotta al minimo essenziale (forse, un solo ambiente opportunamente mascherato di volta in volta dai colori che cambiano) con dialoghi taglienti e duri come si conviene ad una solida sceneggiatura di impianto teatrale. In un periodo in cui nelle produzioni abbondano gli effetti speciali e l'abilità a stupire è un veicolo per il successo, Il cubo sposta l'attenzione dello spettatore sul contenuto di un discorso dal sapore kafkiano, senza suggerire soluzioni.
Se si vuole cogliere nel film una metafora morale della condizione umana l'aspettativa può forse andare delusa (la tensione che genera aggressività, il pericolo che invece di unire fa esplodere le più nascoste tendenze alla prevaricazione ... sono temi visti e rivisti), a meno che non si ponga l'accento sul fatto che i tra personaggi non c'è un rappresentante della cultura umanistica: il poliziotto ed il principe delle evasioni sono a loro modo efficienti professionisti e tutti gli altri hanno una formazione scientifica (l'impiegato ad un certo punto confessa di aver lavorato addirittura alla progettazione del cubo, e perfino il giovane autistico si rivela un genio della matematica ed è l'unico del gruppo a varcare la soglia verso l'esterno).