URSUS, IL TERRORE DEI KIRGHISI
  
Produzione: 1964 - Italia, Adelphia Productions/Ambrosiana Cinematografica, col., 100 min.
Regia: Anthony Dawson (Antonio Margheriti), Ruggero Deodato
Sceneggiatura: Marcello Sartarelli
Musica: Franco Trinacria
Interpreti: Reg Park, Mireille Granelli, Ettore Manni, Furio Meniconi, Maria Teresa Orsini, Lilly Mantovani, Serafino Fuscagni, Giulio Maculani, Ugo Carboni, Claudio Scarchilli, Piero Pastore, Gaetano Quartararo
Da quando Ursus e la sua pacifica gente si sono insediati nella Valle di Sura, i Kirghisi del principe Zereteli vivono sotto l'incubo di una sanguinaria creatura, descritta da chi l'ha vista simile ad un licantropo dotato di forza sovrumana, che emerge dalle ombre della notte per derubare ed uccidere senza pietà. Zereteli teme gli stranieri perché essi potrebbero un giorno minacciare il suo potere ed odia in particolar modo Ursus perché di lui si è invaghita la regina Aniko della quale egli è profondamente geloso. Approfittando della situazione e dovendo comunque garantire l'ordine, il principe accusa Ursus di essere il feroce assassino attribuendogli il recondito proposito di cospirare contro il governo. Ma Ursus è innocente: il mostro è un uomo plagiato dalla affascinante ma diabolica Aniko (...anche Ursus, però, ne sarà temporaneamente vittima...) la quale, esperta di arti magiche, si serve di un misterioso intruglio per trasformarlo in un cieco e obbediente strumento di morte...
Fiacchissimo peplum all'italiana, ricordato soltanto per la curiosa - seppur vaga - componente fantastica che lo avvicina alle tante variazioni dei fanta-horror alla "Dr. Jekyll e Mr. Hyde". In questo film non c'è, naturalmente, uno scienziato pazzo al lavoro in un polveroso laboratorio, ma una diabolica fattucchiera che trama in una oscura spelonca; il filtro non poggia su una formula scientifica, ma è il prodotto di una stregoneria. In ogni caso, il risultato è lo stesso: ad intervalli ben calcolati, un innocente viene tramutato fisicamente e psicologicamente nell'incarnazione del Male per scatenare l'orrore tra uomini e donne inermi.

Nell'edizione destinata al mercato anglosassone - che ha sempre avuto scarsa familiarità con il nostrano Ursus - la pellicola si intitola Hercules, Prisoner of Evil; in Francia (dove nel 1970 è stato perfino rimontato con l'aggiunta di sequenze erotiche nel film La vie erotique d'Ursus) è conosciuto come La Terreur des Kirghiz; in Germania come Ursus greift ein, Ursus und die Sklavin des Teufels e Ursus, Schrecken der Kirgisen.

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